domenica 30 gennaio 2011

Arsenico e vecchie inerzie

l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro(I.A.R.C.) ribadiscono: l’arsenico è un elemento cancerogeno certo di classe 1 ed ha una correlazione con alcuni tumori, come quello del polmone, del fegato, del colon; nonché responsabile di patologie cardiovascolari, ematologiche e del diabete.


Neanche la notizia e i dati allarmanti dell’acqua all’arsenico ha smosso più di tanto l’ignavia dei pubblici amministratori e la catalessi morale del popolo viterbese. Che in tutti e 60 comuni della Tuscia Romana i valori dell’arsenico, riscontrati nell’acqua degli acquedotti, siano di quattro o cinque volte superiori alla norma preoccupa e scandalizza soltanto quei cittadini che sono considerati ormai come i soliti menagrami. I viterbesi non vogliono sapere “de che morte dovranno morì”, tanto è la fine che ci aspetta a tutti, e se sia per un qualche tumore o per consunzione, che differenza può fare una decina di anni in più o in meno? Questa mentalità improntata alla fatalità non so bene se sia frutto di una millenaria dominazione della Chiesa, che ha educato il popolino al volere divino e alla provvidenza, oppure l’effetto del radom e di altri inquinamenti recenti sul sistema cerebrale. Se i parametri registrati nel patrimonio di San Pietro in Tuscia si fossero verificati in altri territori ci sarebbe stato come minimo un movimento spontaneo di mobilitazione di cittadini, col fine di risolvere o rimediare efficacemente al problema.

Ma andiamo con ordine e per i meno informati facciamo un compendio della questione.

Negli ultimi anni, a seguito di monitoraggio periodico delle fontane pubbliche da parte delle USL, i valori massimi stabiliti in 10 microgrammi per litro di arsenico dalla Comunità Europea sono risultati sballati in tutti i Comuni del viterbese. Il Governo italiano nel 2003 chiese alla UE di spostare i valori massimi a 50 microgrammi. La UE glieli accordò, col patto che i Comuni interessati prendessero delle soluzioni al riguardo. Siccome i Comuni non hanno preso alcun provvedimento ma sono ritornati più volte alla carica chiedendo altre deroghe, nei mesi scorsi la Commissione Europea ha bocciato ogni ulteriore deroga.

L’ ISDE di Viterbo (Associazione internazionale di medici per l’ambiente) lo scorso dicembre è stata ricevuta dalla Commissione ambiente della Regione Lazio. In tale contesto i medici Litta, Mocci, Ghirga hanno illustrato le problematiche sanitarie e ambientali correlate all’arsenico, richiamando l’attenzione sul fatto che se l’arsenico può derivare dalla conformazione geologica del territorio viterbese non va trascurata la componente da inquinamento per le attività industriali, come combustione per incenerimento e utilizzo massiccio di disserbanti in prossimità delle falde acquifere. E’ stata espressa grande preoccupazione per l’assunzione di acqua contenente arsenico in alcune fasce di popolazione più a rischio: donne in gravidanza, neonati, bambini, malati. La dottoressa Antonella Litta ha ribadito quanto già raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, e quanto stabilito dall’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (I.A.R.C.), ovvero che l’arsenico è un elemento cancerogeno certo di classe 1 ed ha una correlazione con alcuni tumori , come quello del polmone, del fegato, del colon; nonché responsabile di patologie cardiovascolari, ematologiche e del diabete.
Di fronte ad una acqua ritenuta scientificamente non potabile i Comuni avrebbero dovuto prendere delle soluzioni drastiche, come quelle di informare tutti i cittadini del pericolo, di vietarne l’uso alimentare, di rifornire i cittadini di acqua potabile, di defalcare le bollette idriche, di rimborsare i cittadini. Ma solo alcuni probi comuni l’hanno fatto, o stanno prendendo delle iniziative seppure tardive. A Corchiano distribuiscono già dalla scorsa estate acqua microfiltrata e senza cloro; a Civita Castellana hanno messo delle fontanelle removibili di acqua minerale nelle scuole e ne piazzeranno altre in ogni quartiere. A Vitorchiano sembra che hanno già firmato un contratto per l’acquisto di un macchinario di dearsenificazione. Anche il Presidente della Provincia di Viterbo ha promesso di acquistare diversi dearsinificatori quanto prima. Ecco, proprio questa soluzione, che dovrebbe essere la più efficace per rendere potabile l’acqua, stenta ad entrare nelle delibere comunali. Eppure la Regione Lazio ha messo in bilancio 10 milioni di euro per l’acquisto di tali macchinari..

In controtendenza il 14 gennaio 2011 il Sindaco di Fabrica di Roma ha diffuso una ordinanza con la quale consigliava di non bere acqua nella zona del Parco Falisco, poiché risultata con valori di arsenico superiori ai 50 microgrammi e di approvvigionarsi nelle fontane con valori sotto ai 50 microgrammi, ben al di sopra dei valori fissati dalla UE.

Sensibilissimi all’argomento i grilli Viterbesi stanno prendendo delle iniziative concrete, perlomeno per far conoscere il pericolo, e ieri, sabato 29 gennaio, presso la libreria "Mondolibri" in Viterbo hanno organizzato una affollata Conferenza pubblica, alla quale hanno partecipato la dottoressa Litta ed altri esperti.

Alcune associazioni di consumatori, consce della problematica, stanno avviando dei ricorsi collettivi contro i Comuni che, a causa della loro inerzia, costringono le famiglie a rifornirsi quotidianamente di acqua minerale.

E non potevano mancare i soliti “napoletani pataccari”, che, nella provincia di Latina, sebbene la presenza di arsenico nelle acque sia minore di quella del viterbese, hanno approfittato della nascente psicosi per rifilare a famiglie ingenue dearseneficatori fasulli.

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